Ciò che più mi ha arricchito nella mia esperienza con Francesco sono stati proprio questo slancio e questo entusiasmo, che mi hanno contagiato e spinto ad approfondire e a valorizzare in maniera diversa il mio studio e il mio impegno in parrocchia allargando col tempo questa riflessione ad altri ambiti.

Tutto ciò vedendo dapprima come come educatore poi sempre più come amico apprezzandolo nelle sue qualità e riconoscendone i limiti; vivendo quindi insieme a lui non solo momenti di gioco o divertimento , ma anche momenti più impegnativi e talvolta di incomprensione.

Nel conoscerlo meglio come amico scoprivo via via quanto il donarsi diventasse non solo una sua caratteristica ma anche un'esperienza da condividere. Francesco era convinto che la vita è un dono e come tale non deve essere tenuto per sé ma dato agli altri. Ora riconosco in questa sua convinzione il senso fondamentale della mia esperienza con lui.

Riscopro come questo suo dedicarsi non sia stato confuso o dettato unicamente dal bisogno di fare tante esperienze, magari anche ricche, ma sia stato inserito in un cammino preciso che per lui è stato quello nella fede cristiana.

Francesco era uno che faceva tante cose, ma più ancora era uno che sapeva essere: era una presenza forte e stimolante al di là di ciò che poi effettivamente riusciva a fare.

Ed è proprio in questo suo sapere essere che vedo un segno e un invito che tutti, ma proprio tutti, in ogni ambito, possano ritrovare: la capacità di fronte alle cose di stupirsi, di appassionarsi, di avere entusiasmo per la vita, slanciandosi verso essa per coglierne pienamente il valore.

 

 Giovanni