Se n'era andato dalla Parrocchia Sabato 3 Agosto, dopo che avevamo cercato insieme invano la luce giusta per fotografare la Madonna Pellegrina (le prime pose sul rullino che gli amici gli hanno trovato nello zaino). Aveva detto: "quando torno le rifacciamo meglio", e poi aveva accompagnato all'organo la Messa delle 18. Non è tornato giù: già che c'era, in alto, ha continuato ad andare in su. E adesso vede la Madre del cielo sotto la luce più giusta in assoluto.

A noi resta il tempo - tanto tempo - per guardarci intorno e misurare nelle sue reali dimensioni il vuoto che Francesco ha lasciato andandosene lassù, sul Rosa, vicino al cielo.

E' difficile dire in che cosa non ci ha aiutati, in che cosa non ritroveremo il ricordo della sua presenza, che era originale senza essere invadente o appariscente ("filosofica", hanno detto al funerale i suoi amici dell'Oratorio...); lui diceva: "io do quello che ho", e aveva molto.

Eravamo in tanti a farci un conto, qui in Parrocchia. Il Signore adesso ci dice: "Rifate i conti. tutti". E noi cercheremo di rifarli: grazie a Dio, non ci rimane soltanto il ricordo "della sua voglia di vivere", come si dice in questi casi là dove non c'è speranza; un ricordo che alla lunga non può essere che struggente e disperante. La fede nel Dio vero - quella che in questi giorni ci hanno richiamato i suoi genitori - è giudizio sugli avvenimenti, anche su quelli più tragici. Noi, noi tutti, sappiamo che Francesco è vivo per sempre nel Signore. E questa è la nostra certezza, il motivo per cui possiamo ricordarlo senza disperarci: noi raccontiamo di uno che è stato con noi sapendo che avremo ancora una eternità intera da passare insieme.

E per quel che riguarda il cammino che ci resta da fare di qui, se è vero che il Signore non toglie niente ai suoi figli senza ripagarli con gli interessi, noi del Beato Card. Ferrari siamo in credito con il Buon Dio di una grazia molto grossa.

don Mario